La frattura del femore negli anziani. A cosa dobbiamo stare attenti
Oltre al dolore e all’impotenza funzionale, possono insorgere stati di confusione e altre problematiche importanti. Come gestire correttamente la frattura del femore negli anziani?
La frattura del femore negli anziani – più tipica nelle donne in menopausa così come nella popolazione maschile al di sopra dei 75 anni – è un tema importante da approfondire.
Non solo perché si tratta di un evento molto frequente causato dall’osteoporosi, ma anche perché può scatenare altre problematiche serie che non bisogna assolutamente sottovalutare.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare anche in altre occasioni, circa il 90% dei pazienti affetti da tale patologia ha più di 65 anni e questa è considerata la seconda causa di morte negli Stati Uniti dopo le malattie cardiovascolari.
Attenzione: in questi casi di pazienti anziani la frattura in sé non è generalmente la diretta causa di morte nell’immediato, ma può essere l’evento che rompe un equilibrio di per sé precario (i pazienti anziani sono soggetti fragili!) e può così portare al decesso nel corso dei mesi successivi a causa delle complicanze soprattutto legate all’allettamento.
Gestire correttamente la frattura di un femore nell’anziano è quindi essenziale per prevenire problemi anche di grave entità, che spesso ahimè restano conseguenze imprevedibili o comunque non prevenibili nonostante tutto l’impegno dei sanitari nel seguire le procedure correttamente.
La frattura del femore negli anziani
La frattura del femore nell’anziano spesso è la complicanza più grave di una caduta (anche di lieve entità) oppure può essere “spontanea” nel caso di traumi distorsivi all’anca in pazienti affetti da osteoporosi.
Nel primo caso, il paziente “cade e quindi si rompe il femore”; nel secondo il paziente “si rompe il femore e quindi cade”. Certamente, la prima fattispecie è la più frequente.
Solitamente, la parte più soggetta a frattura di femore nell’anziano è il femore prossimale, o collo del femore, cioè quella parte più “in alto” del femore, generalmente identificata dal paziente col nome di anca. L’anca in realtà è una articolazione ed è quindi formata dalla giunzione articolare tra il femore prossimale e il bacino.
Fratture pertrocanteriche e fratture intracapsulari (sottocapitate e mediocervicali)
Al pari delle altre fratture ossee, anche quella del femore può essere composta o scomposta. Tra le fratture di femore prossimale, esistono le fratture più laterali (le più frequenti sono quelle pertrocanteriche) e quelle più interne (tecnicamente “più mediali”) e le più frequenti sono quelle sottocapitate e quelle mediocervicali. Queste ultime causano la compromissione della vascolarizzazione e per questo richiedono l’impianto di protesi parziali o totali dell’anca.
In questi casi, solo raramente è possibile procedere con l’osteosintesi, cioè aggiustare la frattura tenendo insieme i due pezzi di osso rotto. Perché, essendo compromessa la vascolarizzazione della testa femorale, questa non potrà guarire e andrà incontro a necrosi, richiedendo successivamente l’impianto di una protesi all’anca.
Le fratture pertrocanteriche invece non richiedono la sostituzione completa dell’articolazione, bensì un’operazione di osteosintesi. Questa consiste nel ricomporre la frattura con l’inserimento di un chiodo endomidollare (cioè posizionato nel canale midollare del femore) o una placca. In questo caso il paziente non deve ricorrere alle protesi e manterrà la sua anca naturale.
Frattura del femore negli anziani: il tempismo è fondamentale
Questo genere di fratture va trattato tempestivamente.
L’intervento deve avvenire possibilmente entro 48 ore dal trauma (o comunque dall’arrivo del paziente in ospedale) sia per limitare il dolore sia per ridurre la perdita di sangue ed il periodo di allettamento.
Il tutto compatibilmente con le condizioni di salute generale del paziente e ad eventuali controindicazioni all’intervento (ad esempio pazienti in terapia anticoagulante o pazienti con grave insufficienza renale o altre condizioni patologiche).
È infatti noto che, specie nelle persone nella fascia della terza età, un periodo di tempo immobilizzate a letto può portare a problemi alle vie respiratorie, infezioni alle vie urinarie, tromboflebiti, embolie polmonari, piaghe da decubito, perdita di massa muscolare che possono persino compromettere il recupero della condizione antecedente del paziente.
Bisogna inoltre considerare che la complicanza più frequente dell’ospedalizzazione nell’anziano consiste nell’insorgenza di stati di delirium (cioè uno stato di confusione mentale o uno stato di sopore). I dati epidemiologici sul delirium riguardano prevalentemente la popolazione ospedalizzata e mostrano che questa patologia si manifesta nel 10-15% dei pazienti operati.
Occhio ai sintomi
Se la frattura del femore è spontanea e non dovuta ad una caduta, non sempre è semplice comprendere a cosa sia dovuto il dolore. Un dolore acuto, che può essere localizzato, ma che può anche irradiarsi in altre parti del corpo.
Le fratture pertrocanteriche danno tipicamente un forte dolore alla parte inguinale e laterale della coscia e si possono riconoscere anche per un importante accorciamento dell’arto associato a fenomeni di extrarotazione del piede (cioè piede ruotato verso l’esterno).
Le fratture mediali causano un accorciamento dell’arto di minore entità e un dolore inferiore, prevalentemente inguinale.
Intervenire tempestivamente sì, ma in alcuni isolati e rari casi di fratture mediali in presenza di scarso dolore e minima scomposizione si può eventualmente anche decidere di non intervenire chirurgicamente facendo osservare al paziente un periodo di riposo (cosiddetto letto-poltrona) per qualche mese dando il tempo alla frattura di guarire spontaneamente.
Che cosa altro è importante oltre all’intervento precoce?
Per sperare in una guarigione ottimale e al ritorno a una vita normale è fondamentale:
- L’intervento precoce
- Mettere in piedi il paziente il prima possibile
- Un rientro al proprio domicilio con ritorno delle ordinarie occupazioni. Senza dimenticare il ruolo fondamentale della riabilitazione muscolare e neuromotoria.
Perché questa “epidemia” di fratture di femore?
Per dare qualche numero rappresentativo dell’entità del fenomeno vi dico che:
- Uno studio USA evidenzia che attualmente vengono trattate annualmente 250.000 fratture del femore nel paziente over 65, con una proiezione per il 2040 pari al doppio.
- In Italia nel 2007 le fratture di femore nell’anziano sono state 92.000, pari a circa il 75% delle fratture in tale tipologia di paziente, con un costo attuale di 590 milioni di euro legati alla sola ospedalizzazione”
Ma perché un tale aumento?
La risposta è da ricercare nell’aumento dell’età media della popolazione e al cambio degli stili di vita. La vita sedentaria e le diete ricche di alimenti grassi e poco salutari causano un ulteriore aumento dell’incidenza dell’osteoporosi. Per darvi gli ultimi due numeri:
- Il 20% della popolazione mondiale ha un’età superiore ai 65 anni. Percentuale che aumenterà al 45% nel 2050, con punte del 57% nei paesi più industrializzati.
- L’Italia è il secondo Paese, dopo il Giappone, con la più alta percentuale di soggetti di età maggiore di 65, pari al 21% e destinata a divenire il 39% circa nel 2050.